Social media: dove siamo e dove stiamo andando

socialIn principio era solo Facebook con la sua bacheca, i Mi piace, i commenti e le condivisioni, uno strumento sociale di comunicazione mai visto prima e che ha spiazzato il mercato, conquistando utenti curiosi di tutte le età, creando qualcosa di assolutamente innovativo, sfruttando la voglia sociale di comunicare, intervenendo in tutto e per tutto sulle notizie.

Poi sono venuti, in contemporanea o immediatamente dopo, Linkedin, Twitter, MySpace, Badoo, Netlog, Google+, Instagram e Pinterest. Tutti diversi, ma tutti hanno il fine di mettere in contatto le persone e le loro opinioni e pensieri sulla vita, sulle trasmissioni televisive, sulle tragedie, sui lutti, sui prodotti, sui brand, insomma una nuova forma di comunicazione. 

L’ interrogativo è: dove stiamo andando? a cosa ci porterà tutta questa condivisione? dove stanno andando tutti questi social, divenuti ibridi e particolari rispetto all’originario Facebook?

Il primo punto è sociale: le comunicazioni, i dialoghi, le opinioni avvengono attraverso la bacheca di Facebook oppure un tweet oppure una foto su Instagram. Le persone sono talmente accanite da condividere gli stati più assurdi, da litigare nei commenti e nel creare delle conseguenze nella vita Social-Networkreale. Negli ultimi tempi poi la tv è entrata nei social, creando un mostro ibrido dove trasmissioni come il Festival di Sanremo, Masterchef oppure il Tgcom possono raccogliere i commenti dello spettatore, finalmente attore attivo nell’esprimere sentimenti e preferenze rispetto a ciò che vede.

Tale considerazione ci porta al secondo punto: visto che i consumer vivono sul social e ne sono parte attiva, le aziende hanno deciso di essere presenti e comunicare social, creando profili business e pagine aziendali  dove condividono post e contenuti commerciali. In questo caso le teorie del comportamento ideale sono opposte: c’è chi dice che bisogna comunicare spesso e ad orari specifici per ottenere la massima attenzione dai propri contatti, accrescendone la lista e creando engagement; e la corrente di pensiero che spiega che il successo sui social è garantito da tre tweet al giorno,  non più di due post su Facebook,  un post al giorno su Linkedin nei giorni feriali è più che sufficiente e su Pinterest dovrebbero comparire non meno di 5 pins nuovi al giorno, mentre su Instagram dovrebberoinfographic-how-often-to-post-on-social-media essere condivisi solo uno-due post al giorno, su Google+ soltanto tre contenuti al giorno mentre sui blog due contenuti a settimana sono sufficienti. Questo secondo una ricerca di Buffer, la piattaforma che consente di condividere i post sincronizzando i diversi profili.

Invece Instagram è uno strumento ad hoc ottimo per le aziende ecommerce, che intendono instaurare legami duraturi con i propri utenti: infatti è possibile integrare fotografie tramite widget, oppure pubblicare foto che mostrano l’utilizzo del prodotto. Ma anche la possibilità di mostrare i prodotti che compongono il catalogo prodotti con una luce diversa, inserire un link al proprio sito all’interno del profilo, pubblicare immagini del “dietro le quinte”, per mostrare agli utenti di potersi avventurare e seguire da vicino un evento o il processo di produzione di un prodotto. Oppure l’utilizzo di hashtag rilevanti per categorizzare le immagini e ottimizzarne la diffusione  e creare contest fotografici.

Infine un ultimo punto di riflessione è il cambiamento degli stessi social: su tutte le piattaforme è possibile  aumentare la brand awareness e di aumentare il traffico verso il proprio sito attraverso la social ADV , ovvero  annunci pubblicitari all’interno dei social media, comunicazioni ad hoc, tipo il modello di advertising a banner, oppure la nuova funzionalità di Twitter dei contenuti video, dove è possibile, attraverso un nuovo widget, consentire ai publisher di fare l’embed dei video sui loro siti.

Tutnative-advertisingti i social permettono e favoriscono la pubblicità, ma quello che ogni brand dovrà valutare con attenzione è la scelta del social giusto su cui comunicare, il formato più adatto da usare e la comunicazione più efficace per raggiungere il target di utenti, ovviamente tenendo da conto il ritorno sull’investimento effettuato.

Per ultima, ecco una infografica redatta a fine 2014 da The Digital Observer, sulle prospettive Social media del 2015.

infografica_social

Il pianeta Facebook nel 2014

In questo post dedichiamo l’attenzione al social Facebook,  made by Zuckerberg,  che ha da poco compiuto 10 anni di vita.

In questo mare magnum di social network, sono proprio questi ultimi a doversi rifare il trucco con una certa frequenza e rispettare la ferrea legge del web: l’updating selvaggio, ovvero l’aggiornamento regolare e continuo, talmente veloce che anche utenti attivi rischiano di trovarsi spersi in un’interfaccia nuova, servizi sconosciuti, applicazioni e funzionalità sempre più social e tutte legate alla navigazione via smartphone, al momento in evoluzione costante. 

Per quanto riguarda Facebook, abbiamo visto recentemente le novità del Paper, il newsmagazine personale i cuiinterfaccia facebook 2014 contenuti, vengono creati automaticamente grazie al News Feed. Il Facebook Paper è un aggregatore di notizie multimediali selezionate sulla base delle informazioni che noi stessi divulghiamo, ma ottimizzato nei confronti dei post degli amici piuttosto che di quelli provenienti dalle pagine dove abbiamo messo il like.

L’aggiornamento del news feed ha come obiettivo quello di semplificare ed esaltare i contenuti pubblicati (foto, notizie, link), e migliorare l’esperienza sui device mobile. Questo perchè i numeri che caratterizzano il target di persone che accedono da mobile sono sempre più importanti, proprio per la tendenza di non intendere più l’utilizzo di diversi dispositivi come un’interruzione della vita social, ma come un’esperienza continuativa, che non si interrompe quando si passa dallo smartphone, quando si è in movimento, al pc, quando si arriva al lavoro o a casa.

Screen-Shot-2014-03-07-at-15.01.25Facebook, quindi, per andare incontro ai suoi utenti, ha cercato di avvicinare sempre di più l’esperienza offerta dalla versione desktop a quella mobile, sia in termini di funzionalità, sia in termini di design. Didatti vediamo come lapproccio generale al redesign è minimalista: spariscono alcuni dettagli a favore di una maggiore pulizia complessiva. Facendo un’analisi grafica accurata, troviamo, sulla sinistra solo le voci per accedere alle funzioni principali e ai gruppi; al centro le foto occupano più spazio, acquisendo maggiore risalto insieme ai contenuti pubblicabili ; infine a destra la zona modifiche è stata ripulita, a favore del contenuto. L’effetto complessivo è più bidimensionale e meno articolato: sono sparite barre e altri “pulsantoni” e il risultato è una migliore visione di quanto effettivamente va letto e commentato nel news feed, anche sugli schermi più piccoli.

Un grande aiuto grafico è dato anche dai font Helvetica ed Arial, e come già accade nel mobile, i contenuti sponsorizzati vengono mostrati con la stessa grafica ed effetti dei contenuti prodotti dagli utenti, in modo da non infastidire la lettura, ma rendere parte del social anche l’adv.

Difatti un’altra novità targata Facebook riguarda l’ADV: prima di tutto troviamo i video ads, che lanciano di fatto laFacebook-Screenshot-for-Blog sfida a YouTube, finora leader nel settore dei video sul web: questi video  rappresentano una nuova idea commerciale del social network, per rendere soddisfatti i nuovi investitori e per non annoiare i suoi utenti. Quello che accade è che i video vengono mostrati soltanto in formato ridotto, togliendo l’audio, con possibilità di ingrandirli per chi fosse interessato. Il sistema, inoltre, fa in modo che ciascun singolo utente non visualizzerà un determinato video ads sul suo news feed per più di tre volte al giorno.

Inoltre, sempre in tema ADV, Facebook ha modificato l’algoritmo advertising per garantire che i banner pubblicitari raggiungano solo persone interessate alle inserzioni. Inoltre il nuovo uploader immagini per campagne advertising permette agli amministratori di scegliere, tra le foto della pagina, quelle utilizzate in precedenti annunci e le immagini di Shutterstock, grazie a un accordo siglato recentemente tra i due.

Ma, se il nuovo Facebook risulterà più dedicato all’utente e questi vedrà principalmente gli aggiornamenti pubblicati dagli amici, ciò significherà una sorta di penalizzazione per i brand che utilizzano gratuitamente il social. Inoltre saranno penalizzate le Pagine che pubblicheranno post con contenuti testuali e link, tanto da passare in secondo piano rispetto agli altri. La conclusione di questa strategia è chiara: portare i Brand a promuovere i contenuti attraverso campagne pubblicitarie a pagamento.

I brand, dal canto loro, sanno benissimo, anche grazie alle recenti ricerche, che su 200.000 siti web di tutto il mondo, con più di 250 milioni di visitatori unici ogni mese, i principali referrals social, ovvero ivisitatori che arrivano dalle piattaforme social, siano cresciuti su Facebook del 48.85 per cento nell’ultimo trimestre 2013. Appare evidente come nessuna azienda si lascerebbe scappare un potenziale così alto. Del resto Facebook è un media, nè più nè meno di un canale televisivo o di un giornale, quindi è sensato chiedere di pagare in cambio di visibilità, ed è su questa idea che Zuckerberg intende aumentare i propri fatturati.

Per concludere, dal Social Media Marketing World tenutosi a San Diego nelle ultime settimane, si evidenziaefficacia come oltre il 90 per cento delle entrate di Facebook provenga dalla pubblicità e le stime dicono che il numero delle entrate crescerà costantemente nei prossimi anni.

Tuttavia la visione degli investitori è che l’adv sul social sicuramente funziona e porta guadagni, ma, dall’altro canto è frustrante la molteplicità di formati adv ora in uso ed essi sono preoccupati che i fan ,tanto duramente conquistati, possano stancarsi di tanta promozione e abbandonare i loro brand favoriti.